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Carloforte

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Carloforte

MUNICIPIO
via Garibaldi, 82 – 09014 - Carloforte

Centralino: Tel. 0781.854.282

L’Isola di San Pietro, della quale Carloforte fa parte, come del resto tutta la Sardegna meridionale, ha conosciuto i diversi periodi storici nel corso dei millenni. Nuragico, dominazione Greca durante le quale l’Isola fu chiamata Hieracon, quella Romana dai quali era chiamata Accipitrum Insula, l’Isola degli sparvieri, per l’abbondanza di quei volatili sull’Isola e tante altre dominazioni che si sono alternate sul suolo dell’Isola. Tuttavia l’Isola di San Pietro è rimasta per lungo tempo disabitata. La sua storia, che molto ha in comune con altri centri del Basso Sulcis, in particolare con Calasetta, è legata alla pesca e ad altre attività marinare. Popolata nella prima metà del Mille settecento da un gruppo di famiglie provenienti dall’Isola di Tabarca, in Tunisia, ma originarie di Genova, in seguito ad un accordo con il Re Carlo Emanuele III°, a partire da 1738, fu concessa al Marchese della Guardia, Don Bernardino Genoves, il quale per l’occasione fu nominato Duca di San Pietro. Ha inizio la costruzione dell’abitato, originariamente in legno, poi, successivamente, in seguito ad un incendio che lo distrusse in parte, in muratura. Per oltre un secolo e mezzo, gli abitanti vissero della pesca del corallo e del tonno, attività per le quali furono apprezzati anche in terre lontane. Nel periodo oscuro delle incursioni barbaresche, conobbero l’onta della schiavitù che durò cinque lunghi anni. Al loro rientro in patria, nel 1803, portarono con loro il simulacro della Vergine, che divenne la Vergine della Schiavo. Intorno al 1850, le Società straniere che ottennero la concessione per lo sfruttamento dei giacimenti minerari del Sulcis, per lo più galena, blenda e calamina, non volendo investire ingenti capitali per la costruzione delle vie di comunicazione, necessarie per il trasferimento dei minerali a Cagliari, localizzarono a Carloforte lo stoccaggio del minerale e creata una consistente flotta di oltre duecento tra battelli e bilancelle, provvedevano alla raccolta dei minerali dai centri di produzione: Nebida, Masua, Bugerru, Ingurtosu e Canelle (Portovesme). Per molti anni questa attività rappresentò una grossa fonte di reddito per l’intera comunità carolina. Questo periodo particolarmente florido per la comunità, favori un rapido sviluppo economico ed industriale del paese, il quale si propose come centro di smistamento strategico per i commerci nel Mediterraneo centrale. Oggi più che mai la ricchezze di Carloforte è legata al mare. In questo si riconoscono come naviganti, maestri d’ascia e soprattutto come “tonnaroti”, che ogni anno nel corso della “mattanza” determinano la disponibilità del pescato di tonno per i mercati del Mediterraneo e rappresenta un capitolo economico importante per l’intera popolazione. Tradizione ed economia hanno in tanta considerazione la pesca del tonno, da dedicargli una festa “il Girotondo”, rassegna internazionale del tonno di qualità, che ancora oggi, ogni anno,si svolge alla fine del mese di Maggio. Al pari di altre realtà etniche presenti in Sardegna, Carloforte rappresenta un fenomeno diffuso, all’interno del quale questa comunità, benché ottimamente inserita nel contesto regionale sardo, tuttavia ha conservato lingua, usi e costumi della terra d’origine, riuscendo a miscelarli sapientemente con quelli autoctoni.


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