Olbia
Telefono: 078952000
Pec: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.
Frammenti di ceramica ritrovati a Porto Rotondo ed una caratteristica statuetta femminile rappresentante la Dea Madre trovata a Santa Mariedda, fanno risalire al neolitico medio (4000-3500 a.C.) le prime testimonianze dell'uomo in territorio olbiese. Successivamente, durante il periodo eneolitico, con ocra rossa furono raffigurate nelle pareti della grotta del Papa – sull'isola di Tavolara – figure umane schematizzate, risalenti al 2700 - 2500 a.C., mentre risale all'età del bronzo antico (1800 - 1600 a.C.) la tomba dei giganti di Su Mont'e s'Abe.
A partire dalla media età del bronzo, in concomitanza della diffusione in tutta l'Isola della civiltà nuragica, anche nel territorio di Olbia si riscontrano insediamenti nuragici, man mano sempre più numerosi: sono più di 50 quelli attualmente conosciuti e vanno dai nuraghi monotorre, ai villaggi di capanne, ai pozzi sacri, alle sepolture megalitiche; tra questi i monumenti più importanti sono: il nuraghe Riu Mulinu a Cabu Abbas; il nuraghe Putzolu, nella omonima località, detto anche lu Naracu; il villaggio nuragico Belveghile, sul prolungamento della sopraelevata nord in direzione Arzachena; il nuraghe Mannazzu o Mannacciu, sulla statale 127 in località Maltana; il nuraghe Siana o Zucchitta, nelle vicinanze della stazione di Enas; il nuraghe Sa prescione 'e Siana, su una altura che domina la piana di Olbia, vi si accede dalla strada vicinale di Aratena; il pozzo sacro di Sa Testa, risalente al periodo compreso tra il 1200 e il 950 a.C., sulla strada per Pittulongu, la tomba di giganti di Su Monte 'e s'Abe, sepoltura megalitica collettiva ad allée couverte, edificata nell'antica età del bronzo (1800 a.C.) ma rimaneggiata in periodo nuragico, mancante della stele centrale, lungo la strada per Loiri.
Visti il grande numero di ritrovamenti, lo studioso Massimo Pittau ha ipotizzato un'origine nuragica della città.
Il sito fu frequentato dai fenici e poi nel VII secolo a.C., per un breve periodo, dai greci di Focea, secondo la tradizione greca citata da Diodoro, Strabone e Pausania e i nuovi dati emersi dagli scavi archeologici[8]. L'origine del suo nome, Olbia, deriverebbe proprio dal greco ὄλβιος (ólbios), ossia "felice", "fortunato", "prospero". Successivamente si hanno le prime tracce dell'insediamento urbano punico, databile tra il V e il IV secolo a.C.. I cartaginesi la cinsero di mura e di torri, edificando nella parte più alta un'acropoli con un tempio dedicato a Melqart. La città punica occupava un'area ora compresa tra via Asproni e piazza Matteotti e parte delle antiche mura sono ancora visibili in via Torino. Negli scavi archeologici effettuati nell'aprile del 2007 è emerso parte dell'abitato punico nella centralissima via Regina Elena. Nel mese di luglio 2001, in via Nanni, era stato riportato alla luce parte del vecchio insediamento di epoca punico-romana, utilizzato dal IV al I secolo a.C.
In quel periodo poi, nel 535 a.C., nelle acque comprese tra il golfo e la Corsica, una flotta di sessanta navi focee della colonia di Alalia si scontrarono con una flotta di navi etrusche e puniche, coalizzatesi per sbarrare la strada alla penetrazione greca nel mar Tirreno. Il violento scontro, conosciuto come la battaglia del Mare Sardo (o battaglia di Alalia), è ritenuto da molti la prima grande battaglia navale nei mari dell'occidente. Tra i monumenti di questo periodo si possono ricordare i resti delle mura puniche in via Torino ed in via Acquedotto, queste ultime visibili attraverso due piramidi di vetro nella piazzetta di un complesso residenziale e i resti di un isolato punico in via Nanni e dell'acquedotto romano (I secolo).
Scavi archeologici del foro romano nel centro storico di Olbia
Resti dell'acquedotto romano di Olbia
Quando i romani occuparono la Sardegna nel 238 a.C., la città non divenne solamente un centro commerciale, ma anche un'importante base navale militare. Fu collegata con il resto dell'Isola da tre importanti arterie stradali utilizzate dalle legioni ma anche per il trasporto di ogni mercanzia. Riorganizzata sull'impianto punico, la città divenne il più importante centro della costa orientale sarda e dal suo porto (il più vicino alla Penisola), partivano le navi cariche di materie prime verso la capitale. La città, il più importante avamposto romano della Gallura, fu minacciata nei primi anni della conquista romana dalle incursioni dei cosiddetti Corsi della Gallura e dai Balari del Monteacuto. L'Olbia romana (talvolta trascritta sui miliari nella forma "Olvia" o "Olbi") stimava una popolazione di oltre 5.000 abitanti ed era dotata di un foro, di strade lastricate, di terme pubbliche ed acquedotto (proveniente dal monte Cabu Abbas, dal latino caput aquarum). Vi risiedeva, inoltre, e possedeva vasti latifondi e una fabbrica di laterizi (riportanti il bollo Actes Aug[usti] l[iberta]), la liberta di Nerone, Atte, esiliatavi dopo il matrimonio dell'imperatore con Poppea.
Al 304 d.C., sotto il regno dell'imperatore Diocleziano vi è attestato il martirio di san Simplicio, trafitto da una lancia e morto dopo tre giorni di agonia insieme ai suoi tre compagni Rosola, Diocleziano e Fiorenzo, e poi sepolto nella necropoli romana fuori dalle mura. In tale necropoli, durante gli scavi effettuati nel 1904, fu scoperto un tesoro contenente 871 monete d'oro di diverso taglio e portanti il marchio di 117 diverse famiglie romane. Da segnalare i ritrovamenti avvenuti nel 1999 nell'area del porto vecchio durante i lavori per la costruzione di un tunnel. In quell'occasione ritornarono alla luce 24 relitti di navi romane e medievali; furono i Vandali ad affondare alcuni dei relitti portando alla distruzione dell'abitato ed al crollo della città antica che comunque continuò a sopravvivere. Tra le vestigia del periodo romano sono importanti i resti dell'acquedotto in località Tilibbas, edificato tra il I e il II secolo per trasportare, su un percorso di 7 km circa, l'acqua delle sorgenti sulla montagna di Cabu Abbas alle terme della città antica; i resti della villa rurale romana di s'Imbalconadu, risalente al 150 a.C. circa nell'età repubblicana, lungo la strada per Loiri dopo il rio Loddone; il parco di villa Tamponi; il foro romano vicino al Municipio: di notevole importanza per conoscere meglio la storia di quel periodo sono gli scavi, iniziati nel 2006 per il rifacimento delle reti idriche nella zona prospiciente il molo Benedetto Brin, da cui è emerso quello che presumibilmente doveva essere il foro, resti di templi monumentali e botteghe artigiane. Un tratto di selciato di epoca tardo imperiale verrà preservato e integrato nell'arredo urbano ; i resti dell'acquedotto romano vicino al vecchio ospedale.
La caduta dell'Impero romano d'Occidente, nel V secolo, marca l'inizio di un lungo periodo di decadenza. La città romana cadde per un attacco compiuto dai Vandali dal mare; fu incendiata e distrutta insieme alle navi ormeggiate in porto. Il colpo subito fu terribile e alla fine del VI secolo la città appare con un nuovo nome: Fausiana (in greco bizantino Φαυσιανή); L'ubicazione di Fausiana è tuttora discussa: se da una parte è ormai superata l'ipotesi di un decentramento presso il colle di San Simplicio, dall'altra le ipotesi propendono per una continuità con il centro demico di Olbia o per un decentramento in zona strategica nell'agro. Nel 534 d.C. Giustiniano scaccia i Vandali dalla Sardegna, annettendola all'Impero d'Oriente; a questo periodo risale il castello di Sa Paulazza, fortificazione sita in regione Monte a Telti, sulla statale 127 a circa 5 km dal centro abitato.
Durante questo periodo l'antico centro abitato non scomparve ma subì sicuramente una fortissima contrazione, come ci testimoniano i pochi materiali rinvenuti nel fondale del porto durante gli scavi del tunnel.
Dall'VIII all'XI secolo gli arabi tentano la conquista della Sardegna, interrotta per l'intervento pisano: è a seguito di questi eventi che la Sardegna si "separa" dall'impero bizantino e si governa per mezzo di quattro Giudici, suddividendo la regione in quattro Giudicati: Cagliari, Torres, Arborea e Gallura.
Sul periodo giudicale, dall'XI alla fine del XIII secolo, le fonti sono poche e frammentarie. Il primo giudice di Gallura di cui si hanno notizie certe è Manfredi di Gallura, forse di origine pisana, che regnò grosso modo alla metà dell'XI secolo. La corte era itinerante (i giudici dimoravano in estate, per il clima più fresco, nei castelli di Balaiana e di Baldu (Luogosanto), nel castello della Fava (Posada), tuttavia Civita (nome medioevale di Olbia) era la sede di residenza privilegiata.
Civita in periodo giudicale venne cinta da mura (sulla porta principale vi campeggiava lo stemma giudicale) ed era il centro del potere religioso e civile del giudicato gallurese. Gli edifici più importanti erano la cattedrale extra-muros di San Simplicio, edificata tra la fine dell'XI e gli inizi del XII secolo dal giudice Costantino III di Gallura sull'antica necropoli punico-romana in cui erano sepolti i resti del santo martirizzato, il palazzo giudicale, situato probabilmente nei pressi dell'ex caserma della Guardia di finanza in corso Umberto, dove in una cripta della cappella palatina venivano tumulati i giudici e la chiesa di San Paolo.
Il giudicato fu retto dalla famiglia dei Lacon-Gunale fino al 1218; l'ultima sovrana della dinastia fu Elena di Gallura (prima donna sovrana per proprio diritto su un trono sardo e una delle prime d'Europa). La giudicessa sposò il pisano Lamberto Visconti. Il loro figlio Ubaldo Visconti, primo marito di Adelasia di Torres, non ebbe eredi e designò come suo successore il cugino Giovanni Visconti. A questi subentrò il primogenito Nino Visconti che sarà l'ultimo sovrano di Gallura. Spesso a Pisa, il giudice nominò vicario il dantesco frate Gomita che poi farà giustiziare per le sue disoneste baratterie.
Nel 1296, morto il giudice Nino, ricordato da Dante nella Divina Commedia come Giudice Nin gentil, i territori del giudicato gallurese caddero in mano della repubblica di Pisa. Per iniziativa dei pisani al posto dell'antica Civita venne costruita Terranova, ovvero una città di nuova fondazione murata
Secondo il Repartiment de Sardenya del 1358, Terranova, ex-capitale giudicale, dopo un lungo periodo di guerre, rivolte e pestilenze, contava 132 capifamiglia soggetti al testatico, tale dato riferito ai contribuenti fa desumere una popolazione di circa 800 abitanti, nello stesso periodo a Sassari erano attestati non più di 700 uomini in armi, circa 4000 abitanti. Alcune fonti riportano come parte della città fosse in rovina, vennero trafugati e portati a Pisa per adornare il complesso della piazza del Duomo, l'architrave di un tempio dedicato a Cerere e il portale della stessa cattedrale di San Simplicio.
Il pesante vincolo pisano nella conduzione del giudicato ne limitava fortemente l'autonomia. A questo periodo risale comunque il fortilizio del castello di Pedres, di cui si hanno notizie tra il 1296 ed il 1388 realizzato probabilmente da maestranze pisane, un tempo costituito da due piazzali cinti da mura turrite, lungo la strada per Loiri. Altri importanti monumenti del periodo medioevale sono la già citata basilica di San Simplicio, eretta tra l'XI e il XII secolo, il monumento di maggior pregio della Gallura, al di fuori delle mura urbane, notevole testimonianza dell'architettura romanico-pisana e interamente realizzata in blocchi di granito da manodopera toscana e lombarda; l'edificio di culto era originariamente circondato da un'ampia necropoli, utilizzata fin dal periodo punico IV secolo a.C.; la chiesa di San Paolo Apostolo, probabilmente risalente all'epoca bassomedievale ma pesantemente rimaneggiata nel XVIII secolo (un'epigrafe all'interno riporta l'anno 1747), nella parte più alta del centro storico della città, sorta sui resti di quella che forse era l'antica cappella palatina del palazzo dei Giudici di Gallura e precedentemente su un tempio di epoca punica e romana forse dedicato alla divinità Melqart-Ercole; la cupola maiolicata risale alla metà del XX secolo.
Nel 1324 la Sardegna viene conquistata dai Catalano-Aragonesi e sotto questa dominazione vi venne istituito il regime feudale che comportò la disgregazione del Giudicato di Gallura, con il solo mantenimento dell'organizzazione territoriale in curatorie (ribattezzate incontrade): Terranova fu prima nell'omonima signoria, poi della baronia di Terranova, e quindi marchesato dal 1579. Di fatto, dal XIII al XVI secolo la città decade lentamente per problemi legati alla mutazione dell'asse dei traffici marittimi, che spostandosi verso la Spagna, favoriva le città della costa occidentale sarda. L'insalubrità ambientale e la presenza della malaria, uniti all'esposizione a scorrerie piratesche ottomane (nel 1553 il corsaro Dragut ne devasta il centro), causano la decadenza della città. Nella seconda metà del Cinquecento la città è scarsamente abitata: nel 1559 a Olbia vengono attribuiti non più di 90 fuochi (circa 360-400 abitanti), alla fine del Seicento appena 240 abitanti. Il processo di spopolamento delle coste avviene in concomitanza con il ripopolamento delle zone interne della Gallura, che beneficiano, anche, delle migrazioni di popolazioni in fuga dalla Corsica.
Il declino di Terranova comportò nel 1568 l'accorpamento della sede vescovile prima a Castellaragonese (oggi Castelsardo) con la denominazione di "Civita e Ampurias" sino alla soppressione che avvenne nel 1839, con la nascita della diocesi di "Tempio-Ampurias". Nel 1614 il vescovo Giacomo (Diego) Passamar ordina una ricognizione dei resti dei martiri Olbiesi (Rosola, Diocleziano, Fiorenzo e Simplicio) i cui resti vennero traslati dalla cripta presso la cattedrale (fuori le mura) al centro nella chiesa di San Paolo dentro le mura di Terranova.
Carta del Golfo di Olbia, allora Terranova, del 1739 opera del Craveri
Ancora nel 1837 Antoine-Claude Pasquin Valéry nel suo Voyages en Corse, à l'île d'Elbe et en Sardaigne scriveva: « Il villaggio marittimo di Terranova, insalubre, spopolato, non ha duemila abitanti, occupa il sito dell'antica e celebre Olbia. L'aspetto delle case è quello delle grandi fattorie, (…); Nella campagna, la chiesa di San Simplicio, che risale ai Pisani, è press'a poco abbandonata (…)», ma anche: «Questa bella pianura di Terranova, un tempo tanto fiorente da contare dodici città e settanta comuni, così felicemente situata in riva al mare, riparata dalle montagne e con un così buon clima, potrebbe nutrire più di 50.000 abitanti; infatti possiede ancora tutti gli elementi dell'antica prosperità ». Mentre il generale Alberto La Marmora, nel suo celeberrimo Itinerario dell'isola di Sardegna scriveva: «L'attuale paese di Olbia è costruito a filo, con una certa regolarità. Le strade sono parallele e tagliate ad angolo retto. Le case sono costruite come la chiesa di San Simplicio con cantoni di granito estratti sul posto o nei dintorni; questa roccia assume una colorazione rosata simile al più bel granito dei monumenti egizi.» Ai viaggiatori europei dell'Ottocento, tra i quali John Warre Tyndale, il paese di Terranova appariva così: «Le case, nessuna delle quali si presenta decente o pulita, sono per lo più fatte di granito ed imbiancate, quasi ad offrire un contrasto maggiore con la sporcizia generale ed il sudiciume che sta all'interno e attorno ad esse.» Il processo demografico si invertì solo nella seconda metà dell'Ottocento: la città che nel 1799 contava appena 2000 abitanti, viene rinominata, con regio decreto nel 1862, in Terranova Pausania.
Furono determinanti la riqualificazione del porto di Terranova (nel 1870, a cui contribuirono anche i comuni della Gallura) e l'arrivo della ferrovia (la linea Cagliari-Chilivani-Terranova venne inaugurata nel 1881, cui si aggiunse il prolungamento a Golfo Aranci), che portarono alla rinascita urbana del centro, che allora contava circa 3000 abitanti, in prevalenza pescatori (con una nutrita comunità di origine ponzese) e contadini. Tuttavia, le difficoltà dovute all'interramento della canaletta di accesso al golfo di Olbia, spinsero il generale La Marmora a proporre l'idea di costruire un nuovo porto presso Capo Figari, con la fondazione di un nuovo nucleo abitato chiamato Olbia Nova. Nel 1880 il servizio regolare di linea (passeggeri e postale) per Civitavecchia mediante piroscafi venne spostato da Terranova alla vicina Figari (oggi Golfo Aranci), prolungandovi la ferrovia, lasciando alla prima il solo traffico merci e militare. Solo nel 1920, a seguito di una insurrezione popolare e delle incessanti battaglie parlamentari del deputato Giacomo Pala, in seguito conosciuto come "onorevole Terranova" venne riattivato il servizio a Terranova, il che diede un impulso maggiore alla rinascita economica, commerciale e demografica del centro che era iniziata dagli ultimi anni del secolo precedente, mentre, a seguito dei lavori di ampliamento e banchinamento del porto, nel 1930 venne inaugurata la stazione marittima. A questo periodo risale la Villa Tamponi, edificata nel 1870 in forme neoclassiche con parco circostante; il complesso dello Scolastico (scuole elementari) in corso Umberto, realizzato nel 1911, nel quale ha sede il nuovo municipio di Olbia; il municipio, risalente all'inizio del XX secolo in forme liberty e neogotiche;
Nella prima guerra mondiale nel novembre 1917 nasce la 10ª Sezione FBA su 4 FBA Type H che nell'agosto 1918 diventa la 278ª Squadriglia.
Nel 1922 il fascismo era ancora poco radicato in Sardegna, i fascisti nell'isola erano poche centinaia, concentrati a Cagliari e nelle zone minerarie dell'Iglesiente (dove il movimento si confondeva con i sorveglianti delle miniere), ma godeva dell'ampissima simpatia delle Guardie di Pubblica Sicurezza. La marcia su Roma non modificò radicalmente i rapporti di forza, anche se spinse il notabilato, i funzionari pubblici e la borghesia ad avvicinarsi al regime, soprattutto dopo il ferimento del deputato antifascista Emilio Lussu ed i gravi incidenti del 27 novembre 1922 a Cagliari (con l'impunito omicidio dell'antifascista Efisio Melis), che chiarirono come stato e fascismo fossero ormai strettamente alleati. Olbia (o Terranova com'era nota al tempo), rimaneva una città sostanzialmente antifascista, con una maggioranza radicale, e forti presenze socialiste e democratiche, oltre ad una forte simpatia per l'azionismo nascente. I pochi fascisti della città organizzarono assieme a squadracce dell'Italia centrale un assalto a sorpresa: da Civitavecchia partirono alla volta della Sardegna circa 200 fascisti, con due mitragliatrici e armi leggere. Questi, nella luce dell'alba, "espugnarono" la città, radunando gli antifascisti più in vista, ancora seminudi, in una piazza e costringendoli a bere l'olio di ricino in una cerimonia del cosiddetto "battesimo patriottico". Fu la prima volta in Sardegna che i fascisti fecero uso dell'olio di ricino, già diffuso da 3 anni sul continente, Emilio Lussu, con ironia, commentò che "L'isola ha sempre seguito in ritardo i progressi della nazione". Solo uno dei prigionieri si rifiutò di bere, malgrado le minacce di morte, e venne duramente percosso, mentre un altro antifascista fu costretto ad inneggiare al fascismo. Fu una delle più gravi violenze politiche di quell'anno in Sardegna, avvenuta con la connivenza delle Guardie di Pubblica Sicurezza e delle altre forze di polizia.
Nel corso del periodo fascista con regio decreto del 4 agosto 1939 viene ripristinato l'antico nome romano (Olbia), le viene inoltre aggregata la frazione di San Pantaleo staccata dal disciolto comune di Nuchis e vengono realizzati regolari collegamenti aerei con la penisola a mezzo di idrovolanti. Il 14 maggio 1943 Olbia viene duramente bombardata dagli alleati, almeno 22 persone muoiono sotto le macerie del municipio e del centro. Insieme a Cagliari la città paga un alto tributo di sangue alla seconda guerra mondiale.
Bonificato il territorio e debellata la presenza della malaria, nel corso della seconda metà del XX secolo e in particolare dagli anni sessanta la città è cresciuta economicamente e demograficamente sotto la spinta della scoperta turistica della costa nord orientale della Sardegna (Costa Smeralda, Arcipelago della Maddalena, Santa Teresa), della quale diviene il principale riferimento e centro di servizi. Il 31 agosto 2006 con delibera statutaria del Consiglio provinciale, è stata formalizzata la scelta definitiva del capoluogo della Provincia di Olbia-Tempio: "La Presidenza della Provincia, con il Presidente, la Giunta provinciale e il Consiglio provinciale con i propri organismi consiliari hanno sede in Olbia, ove vi è la sede legale, amministrativa principale ed operativa dell'ente. Il comune di Olbia nel 2006 ha ottenuto dall'Eurispes il riconoscimento come comune d'eccellenza del sistema amministrativo italiano per capacità amministrativa e gestionale.
Tra le più importanti opere pubbliche realizzate in questo periodo si ricordano: gli uffici ITAV e caserma dei vigili del fuoco presso l'aeroporto di Olbia (1974), di Francesco Cellini; la chiesa della Sacra Famiglia, di Vico Mossa; il Teatro sul Golfo di Olbia, progettato da Giovanni Michelucci con Quart Progetti e sua ultima opera (1990); il centro commerciale Terranova, progettato da Aldo Rossi; il Museo archeologico, progettato da Giovanni Maciocco; il complesso commerciale e residenziale Agorà in viale Aldo Moro, progettato da Dante Benini (1995-2000); l'ampliamento dell'aeroporto Costa Smeralda (2004), progettato da Willem Brouwer con la consulenza grafica del Bureau Mijksenaar. La città è dotata di due ospedali civili (nosocomio San Giovanni di Dio in viale Aldo Moro e nosocomio Giovanni Paolo II in via Bazzoni – Sircana) e di un Ospedale di eccellenza (Mater Olbia Hospital), è sede locale dell'Agenzia delle entrate, dell'azienda sanitaria locale (ASL) n. 2 di Olbia (che accorpa dal 1996 le precedenti ASL n. 3 di Tempio e n. 4 di Olbia e con competenza estesa all'intera provincia), della Capitaneria di porto, dell'Autorità del porto di Olbia-Golfo Aranci, dell'Area naturale marina protetta Tavolara - Punta Coda Cavallo (comprendente territori situati nei comuni di Olbia, Loiri Porto San Paolo e San Teodoro), nonché sede degli uffici previdenziali (INPS agenzia complessa) e del Pubblico registro automobilistico (PRA). Dal 2005 vi è stata insediata la sede provvisoria della Provincia di Olbia-Tempio (dapprima nella sede della Comunità montana "Riviera di Gallura" in via Nanni, quindi nella nuova sede, sempre in via Nanni), dove attualmente ha sede la presidenza e dove si riuniscono la Giunta e il Consiglio dell'Ente. Con DPR 11 settembre 2008, n. 161 (pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 248 del 22 ottobre 2008) è stata istituita la Direzione marittima di Olbia, inoltre sono stati elevati al rango di reparti territoriali le compagnie dei carabinieri e Guardia di finanza.