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Terralba

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Terralba

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La presenza dell'uomo nel territorio di Terralba risale al Neolitico antico.

Punte di frecce e lance in ossidiana e altri minerali risalenti al periodo Neolitico
Già nel VI millennio a.C., a cui risalgono infatti le più antiche testimonianze di insediamenti e attività umane del territorio di Terralba, i primi colonizzatori trovarono un ambiente naturale ideale all'insediamento grazie alla vicinanza del Monte Arci in cui si poteva reperire l'ossidiana con grande facilità e ai pescosi stagni di Marceddì e San Giovanni.

L'ossidiana è un vetro vulcanico da cui le genti neolitiche ricavarono utensili e armi e che favorì la nascita di molti insediamenti umani nella zona. Della presenza neolitica rimangono nel territorio di Terralba diversi insediamenti che includono tracce di antichi villaggi e molti antichi sepolcri.
In epoche successive anche nella piana di Terralba, come nel resto dell'isola, si insediarono le popolazioni nuragiche. Di quell'epoca rimangono i ruderi di sette insediamenti nel territorio comunale.

Secondo la tradizione, la storia di Terralba iniziò in un villaggio sulle coste dello stagno di San Giovanni chiamato Osea e fondato intorno al 1000 a.C. Le continue incursioni piratesche costrinsero i suoi abitanti ad abbandonare il villaggio e trasferirsi nella vicina città di Neapolis, fondata dai fenici e poi occupata dai cartaginesi, divenendo uno degli scali marittimi più importanti del commercio sardo-cartaginese. La città era cinta da mura, provviste di quattro torri angolari e di acquedotti in cui venivano raccolte le acque piovane come a Cartagine.

Nel 238 a.C. i romani occuparono Neapolis facendola fiorire come uno dei maggiori centri abitati della zona, ampliandola ulteriormente fino a un'estensione di circa 34 ettari e abbellendola secondo l'uso romano, con monumenti e fregi come le Grandi erme di epoca tardo-imperiale.

Abitata fino al periodo bizantino, successivamente anche Neapolis fu conquistata dai saraceni e gli abitanti superstiti decisero di spostarsi qualche chilometro nell'interno.


Abbandonata Neapolis dopo l'ennesima incursione saracena, gli abitanti si spostarono nell'interno e verso il 1017 fondarono Terralba. Non esistono documenti ufficiali che supportino l'effettivo motivo dell'abbandono di Neapolis a favore del nuovo insediamento di Terralba, ma molti studiosi sono concordi nell'affermare che la posizione interna del nuovo centro abitato avrebbe garantito una maggior sicurezza agli abitanti e sarebbe stata più idonea all'agricoltura e alla pastorizia. Le rovine di Neapolis sono ancora presenti in prossimità della costa sullo stagno di San Giovanni, non lontano dall'odierna frazione di Marceddì.

Il nome Terra alba compare per la prima volta nel 1048 in un documento dove è citato un vescovo di nome Francesco e in un documento risalente al periodo del Giudicato di Arborea datato 15 ottobre 1102 compare invece nella versione Terralba così come conosciuto oggigiorno.

Terralba nel Medioevo appartenne al Giudicato di Arborea compresa nella curatoria di Bonorzuli della quale divenne capoluogo in sostituzione di Neapolis, abbandonata in seguito alle continue incursioni saracene.

Venne trasferita a Terralba anche la diocesi, quando anche il vescovo Mariano I abbandonò Neapolis e con esso giunsero a Terralba anche il pulpito ligneo, il crocifisso e la statua di San Pietro, patrono di Neapolis prima, patrono di Terralba ora.

L'elevazione di Terralba a sede vescovile permise all'abitato di fiorire economicamente e divenire un centro di riferimento del circondario. Con questo periodo coincise l'edificazione della chiesa di San Pietro, la cui costruzione iniziò nel 1144. Nel 1503 la sede della diocesi fu spostata ad Ales dal Papa Giulio II della Rovere.

Terralba spopolata da un periodo di carestie ed epidemie viene concessa in feudo ai Carroz in quanto parte della curatoria di Bonorzuli attorno al 1413.

Nel 1527 Terralba subì il saccheggio dei corsari barbareschi, spintisi per la prima volta nell'interno, che misero a ferro e fuoco l'abitato e rapirono gli abitanti che non riuscirono a fuggire. Nel 1580 Terralba giaceva ancora in rovina e così rimase per altri 22 anni fino al 1602 quando iniziò un timido ripopolamento.
Bisognerà attendere fino al 1640 per una vera rinascita del borgo, quando il barone di Uras, nel cui feudo il paese si trovava, ne promosse il ripopolamento per acquisirne i diritti feudali, per cui il paese venne unito alla baronia di Uras dipendente dal marchesato di Quirra, feudo dei Centelles.

Nel 1668 Terralba conta 1250 abitanti[14] Di quell'epoca sopravvivono oggi tre torri edificate lungo la costa per la difesa dai pirati saraceni, Torre Vecchia, Torre Nuova e Flumentorgiu.


Nel 1718 alla dominazione spagnola subentra il dominio di Casa Savoia nell'intera isola.

Nel Settecento il territorio di Terralba era ancora un immenso acquitrino in cui imperversava la malaria e di cui la zona deteneva il poco invidiabile primato nell'intera Sardegna. Nonostante ciò nel 1761 la popolazione raggiunge i 1600 abitanti.

Si dovrà attendere fino al 1895 per iniziare a ideare la grande bonifica, che finalmente alla fine del 1918 prenderà il via e che nel decennio successivo trasformerà l'acquitrinosa piana di Terralba in 20000 ettari di terreno coltivabile, ma non avrà ancora risolto pienamente il problema della malaria.

Nel 1840, con la soppressione del sistema feudale, il paese fu riscattato agli Osorio de la Cueva, ultimi feudatari e successori dei Centelles, per cui divenne un comune amministrato da un sindaco e da un consiglio comunale, e dal 1859 al 1927 Terralba fu capoluogo dell'omonimo mandamento, nel circondario di Oristano in provincia di Cagliari.

Nel 1872 anche la piana di Terralba viene raggiunta e collegata al resto dell'isola dalla ferrovia. La vicina stazione di Marrubiu-Terralba-Arborea aprì in concomitanza col passaggio del primo convoglio il 9 aprile 1872.

Nel 1928 (siamo nel ventennio fascista) nei nuovi territori bonificati viene fondato il Villaggio Mussolini. Nello stesso anno con il Regio Decreto N°2230 firmato da Vittorio Emanuele III i comuni limitrofi di Marrubiu e San Nicolò d'Arcidano vengono accorpati al comune di Terralba divenendone frazioni.

Nel 1930 il Villaggio Mussolini viene elevato a comune indipendente. Questa divisione del territorio segna per Terralba la perdita quasi totale dei territori appena bonificati e una drastica riduzione del territorio comunale di oltre la metà rispetto a prima del 1928.

Nel 1947 San Nicolò d'Arcidano annesso nel 1928 al comune di Terralba viene nuovamente elevato a comune indipendente.

Nel 1948 anche Marrubiu annessa 20 anni prima al comune di Terralba viene nuovamente elevata a comune indipendente a seguito della rivolta degli abitanti del 10-13 dicembre 1947 contro l'unione al comune di Terralba e culminata durante una manifestazione con l'assassinio di Terenzino Trudu.

Sempre del 1948 è la costruzione della Cantina Sociale di Terralba che segnò l'avvio della ripresa economica del Dopoguerra dando il via a molte altre attività commerciali ed artigianali.

È sempre del Dopoguerra la completa eradicazione dalla piana di Terralba della malaria tramite il sostegno della Fondazione Rockfeller che sponsorizzò una grande opera di disinfezione tramite il tristemente noto insetticida DDT

Fino al 16 luglio 1974, data in cui fu costituita la Provincia di Oristano, Terralba appartenne alla Provincia di Cagliari.

Al 2017 Terralba è il secondo centro abitato dell'Oristanese per abitanti dopo il capoluogo Oristano.


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